
Attraverso i dati raccolti dal telescopio della Nasa e dell’Agenzia spaziale europea (Esa), il gruppo guidato dal premio Nobel Adam Riess, dell’università Johns Hopkins, “ha misurato la distanza e la velocità con cui si allontano da noi le stelle Cefeidi, che hanno una luminosità a noi nota, e usate come riferimento per capire quanto è distante dal nostro pianeta la galassia della Nube di Magellano, che si trova relativamente vicina, a 160.000 anni luce”, spiega Antonio Masiero, vicepresidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn).
“Il loro risultato indica quanto era emerso in alcuni precedenti studi, e cioè che il tasso di espansione dell’Universo è del 9% più veloce rispetto al valore che si è ottenuto usando la luce primordiale dell’Universo, emessa ‘poco dopo’ il Big Bang”, continua Masiero. Il valore ricavato usando la luce primordiale è servito in questi anni a dedurre come si espandeva l’Universo in quel momento e anche oggi, ed è stato usato per sviluppare il modello cosmologico standard. “Se questi due valori fossero corretti dovrebbero coincidere – prosegue Masiero – cosa che in questo caso non avviene. Perché? Prima si era pensato che le misure sperimentali non fossero esatte, ma questa seconda misura sembra confermarle invece”.
Secondo i ricercatori americani la probabilità che sia una coincidenza si riduce sempre di più. “Il risultato e’ molto interessante – conclude Masiero – e se dovesse essere ulteriormente confermato da altre misure sperimentali, vorrebbe dire che dovremmo modificare alcune parti del modello standard dell’Universo e delle particelle elementari, aprendo una nuova fisica. Potrebbe segnare una rivoluzione importante”.
